Viaggio alle Fær Øer

Posted on Sep 29, 2011 in Locations, Travel
Viaggio alle Fær Øer

E dove si trovano queste isole Fær Øer?

La domanda tipica che mi sono sentito porre da tutti quelli che mi chiedevano dove sarei andato questa estate era: “Ma dove si trovano le Fær Øer”?
Le isole sono collocate nel pieno dell’oceano atlantico, a metà strada tra l’Islanda, l’Inghilterra e la Norvegia.
Si tratta di uno stato indipendente che condivide con la Danimarca solo la moneta, la difesa e alcune questioni che riguardano gli affari esteri.
Le isole possono essere raggiunte via aerea tramite Atlantic Airways oppure via traghetto con Smyril Line.
Essendo state nominate al 1° posto dal National Geographic come le isole più incontaminate e attraenti del mondo il loro fascino non può sfuggire all’appassionato paesaggista e amante dei viaggi e della natura.

Fig. 1 – L’isola di Hestur al tramonto

Il viaggio e il meteo

Dopo uno scalo a Copenaghen e successivo volo diretto per l’aeroporto di Vágar l’atterraggio è di quelli veramente spettacolari.
L’aereo è costretto a planare a ridosso della scogliera e deve frenare nel più breve tempo possibile vista l’esigua lunghezza della pista. Impressionante!
Appena sbarcato il clima nordico si fa immediatamente sentire: l’aria è quella fredda e cristallina che si può respirare a queste latitudini, il vento e le nuvole sono onnipresenti così come la pioggia che è sempre in agguato.

Fig. 2 - Un raggio di sole si fa largo tra le nuvole

La giornata si prospetta immediatamente interessante visto che il sole sembra far capolino tra le nuvole e tra una pioggerella e l’altra ecco che vedo già spuntare qualche arcobaleno!
Lo spettacolo è davvero notevole, d’altronde qui il concetto di “tempo bello” è assai diverso che in Italia visto che difficilmente si può assistere a settimane di alta pressione con cielo sgombro da nuvole e relativa foschia.
Chiaramente tutto questo è una vera meraviglia per l’appassionato di fotografia poiché sono proprio queste condizioni a rendere le foto “interessanti”.

Fig. 3 – L’isola di Mykines vista da Vágar

Il vero problema è dato dal fatto che il tempo qui frequentemente è “brutto”, e con questo termine intendo dire che le giornate possono essere assai grigie, piovose e ventose. Praticamente come metti il naso all’aperto ti bagni dalla testa ai piedi e non c’è verso di vedere nulla poiché le nuvole tendono ad avvolgere il paesaggio.
In questo ordine di cose si capisce bene come il meteo sia un aspetto non secondario quando si affronta un viaggio a queste latitudini e del quale purtroppo possiamo fare ben poco.
Nel corso degli anni ho imparato mio malgrado a convivere con queste situazioni, di solito mi ritengo fortunato se in una settimana riesco ad avere almeno 2 o 3 giornate di tempo “buono” e 1 o 2 di tempo incerto (le altre di solito fanno schifo).

“Where Nature Rules…”

E’ così che recita il simpatico spot che potete vedere su Youtube.
In effetti è proprio così: le Fær Øer sono un vero e proprio concentrato di natura e tutto sembra realizzato tenendo bene a mente questo concetto.
A parte la capitale Tórshavn il resto dei villaggi sono veramente piccoli e la vita sembra scorrere con un ritmo decisamente meno frenetico di quello a cui siamo abituati.
Percorrendo le strade tortuose ad ogni angolo si rimane affascinati dal paesaggio fatto di montagne erbose e ripide scogliere che cadono a picco sul mare, il tutto contornato da pecore che brucano erba in ogni dove (strade comprese).

Fig. 4 – La splendida luce del tramonto

In effetti ciò che più mi ha colpito di queste isole è stato proprio l’aspetto sociale, ossia il modo in cui le popolazioni si sono adattate a vivere in luoghi così aspri e remoti.
Già, perché sebbene questi luoghi possono avere un grande fascino per chi come me li visita una volta l’anno ben altra cosa dev’essere riuscire a vivere con quello che la terra e il mare può offrire.

Fig. 5 – Vista del paese di Gásadalur

L’esempio forse più estremo e impressionante è quello del paese di Gásadalur: collocato nella punta nord occidentale dell’isola di Vágar questo villaggio è situato in cima ad una scogliera e circondato da montagne. Per raggiungere il resto dell’isola fino a qualche anno fa era necessario percorrere un sentiero che scavalcava la montagna. Solo in tempi recenti è stata costruita una galleria che permette di raggiungere il paese in auto.
Se a questo aggiungiamo il fatto che l’unico accesso al mare è una ripida scalinata costruita nel 1940 durante l’occupazione britannica ci rendiamo conto di quello che doveva essere la vita in un luogo simile.
Oggi il paese conta circa 16 abitanti (e un paio di simpaticissimi cani che accolgono festosamente ogni visitatore!).

Fig. 6 – Vista in direzione di Gásadalur al tramonto

E’ proprio in questo paese che dopo il tramonto, mentre stavo per salire in auto, ho incontrato un’anziana signora che tagliava l’erba in compagnia del cane.
Questa immagine è stata forse “la foto” che più mi è rimasta impressa e mi rammarico di non essere riuscito a catturarla poiché probabilmente più di ogni altra foto che ho realizzato poteva rappresentare l’essenza di queste isole.
Di tutto questo mi sono reso conto quando ormai stanco ero in auto e guidavo per tornare al mio alloggio: un senso di insoddisfazione mi ha pervaso quando ho capito che probabilmente avevo perso l’occasione più bella della giornata, un’occasione che non stava nella luce o nel paesaggio ma in quella signora che per qualche istante si era trovata davanti a me, in quell’attimo di “bressoniana” memoria che si era materializzato davanti ai miei occhi.

Fig. 7 – Un raggio di luce si fa largo tra le nuvole al tramonto

Fig. 8 – In lontananza l’isola di Nólsoy

Fig. 9 – Vista dei pilastri di Risin e Kellingin